Ferruccio Tagliavini

Ferruccio Tagliavini, nato nel 1913 nella frazione di Cavazzoli, è stata una delle voci più amate dal pubblico del melodramma. Essenzialmente tenore di grazia, dotato di voce calda e morbida e di fraseggio suadente, formò con Tito Schipa e, in parte, Beniamino Gigli, un trio di tenori dall'impronta "soave", fra i più popolari del XX secolo.
Nacque a Villa Cavazzoli, alla periferia di Reggio Emilia. Da bambino si trasferì con la famiglia a Barco, dove si appassionò al canto e, dopo aver frequentato le scuole professionali, si diede allo studio del violino e iniziò a cantare nel coro della chiesa, venendo soprannominato "piccolo Caruso".
Nonostante i genitori lo incoraggiassero a prendere lezioni di canto, fu attratto maggiormente dall'elettrotecnica e dalla meccanica, finché il padre lo convinse a iscriversi all'istituto "Achille Peri" di Reggio Emilia, dove nel 1931 gli vennero impartite le prime lezioni di canto dal maestro Pietro Melloni.
Nel 1935, allo scoppio della guerra d'Etiopia, partì volontario per l'Africa Orientale Italiana, dove rimase un anno.
All'età di ventiquattro anni partecipò a un concorso di canto a Parma e vinse una borsa di studio che gli permise d'iscriversi al Conservatorio Arrigo Boito. Nel 1938 vinse il "Concorso Nazionale di Canto Lirico" indetto dall'Opera nazionale del dopolavoro e poté frequentare un corso di perfezionamento presso il Teatro Comunale di Firenze.
Il 27 ottobre 1938 debuttò a Firenze ne La bohème, cogliendo subito uno strepitoso successo.
Nello stesso anno esordì alla radio in un concerto Martini & Rossi e l'8 febbraio 1939 alla Fenice di Venezia ne Il Campiello, con Margherita Carosio e Magda Olivero.
Tra il 1943 e il 1945, durante la campagna d'Italia, cantò in numerosi concerti, esibendosi per le truppe alleate americane e britanniche.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale iniziò a esibirsi anche all'estero, diventando il primo Tenore italiano ad essere scritturato dal teatro americano: a Buenos Aires con Tosca, al Metropolitan Opera di New York (dove si esibì regolarmente fino al 1955) con la Boheme, alla Royal Opera House di Londra con la medesima opera e all'Opéra di Parigi con Un ballo in maschera.
Si ritirò dalle scene operistiche il 21 luglio 1970 al teatro romano di Benevento con L'elisir d'amore.
Il 20 maggio 1981 concluse le esibizioni alla Carnegie Hall di New York con l'esecuzione in forma di concerto de L'amico Fritz, la sua opera preferita.

Accanto alla carriera teatrale Ferruccio Tagliavini portò avanti anche quella cinematografica.
Nel 1941, grazie al volto simpatico e fotogenico, Tagliavini approdò al cinema con Voglio vivere così, pellicola diretta da Mario Mattoli e accolta con entusiasmo dal pubblico, nella quale cantò l'omonima canzone di Giovanni D'Anzi e Tito Manlio, che divenne un suo cavallo di battaglia.
La carriera cinematografica continuò fino alla fine degli anni cinquanta e vide la partecipazione a otto film, di genere comico-brillante o film d'opera. Uno di questi, Anema e core, ebbe un risvolto autobiografico, in quanto vi interpretò un elettricista eccezionalmente dotato per il canto.

Nel 1988, nel corso di un galà al Teatro Municipale di Reggio Emilia, gli fu consegnato il premio Agis Bnl "Una vita per il teatro". In seguito Tagliavini trascorse la vecchiaia in povertà e solitudine, costretto a vivere nella casa per anziani Villa Ilva di Cavriago, dove per molti anni fu aiutato con un assegno mensile da Luciano Pavarotti. Scomparve ottantunenne nella sua villa di Ospizio, a causa dei gravi problemi respiratori che lo affliggevano da tempo.
È sepolto nel cimitero urbano di Reggio Emilia.