Luoghi senza barriere

La città dove è nato il nostro Tricolore (ma anche la prima farmacia comunale e il primo asilo nido) porta avanti da anni una battaglia di civiltà in favore dei disabili, perché qui tutti hanno “Diritto alla Bellezza”.

 

Di Marta Calcagno Baldini
Fotografie di Federico Borella/ Parallelo Zero
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[...] La mia visita a Reggio inizia dalla nuova stazione Alta Velocità Mediopadana, quattro km circa a nordest dal centro (dove invece si trova l’altra stazione ferroviaria). La Mediopadana è stata progettata dall’architetto spagnolo Santiago Calatrava nel 2002: è un edificio dall’architettura innovativa, sembra un’onda bianca dal sapore futurista; ma la sua modernità sta anche nella sua accessibilità. È collegata col centro con un autobus che passa ogni 15/20 minuti (oppure in taxi, con tariffa fissa 10 €; e, tempo permettendo, c’è anche un percorso ciclopedonale fino in centro).

Da qui sono andata all’appuntamento con l’assessora a La Polveriera, anch’essa fuori dalle mura antiche, nel quartiere Mirabello. Si tratta di un centro diurno per disabili, ma è anche un punto di ritrovo quotidiano per tutta la città. [...] Sorta negli Anni Quaranta come dislocamento militare e poi deposito pubblico, a fine Anni Ottanta è diventata proprietà del Comune. Dal 2010 è un moderno centro per disabili gestito sempre dal Comune: ogni giorno qui 45 persone con disabilità svolgono varie attività con l’assistenza di personale qualificato. Un esempio lampante dell’impostazione che si è voluta dare a tutta la città. L’accessibilità delle strutture e dei servizi non è un surplus: ogni intervento urbano è progettato secondo il concetto che “la bellezza è un bene per tutti”. «Ogni luogo deve essere costruito in modo che sia bello e accessibile, che sia comodo per tutti e che mantenga allo stesso tempo anche un valore estetico» spiega Annalisa Rabitti (assessora Comune Reggio Emilia). «La bellezza è curativa, questo è il concetto da cui siamo partiti». Tanto che a Reggio Emilia è stato redatto nel 2019 un “Manifesto del Diritto alla Bellezza”, parte integrante del progetto Reggio Emilia Città senza Barriere. [...] 
Alla Polveriera il concetto di “Diritto alla Bellezza” viene declinato di conseguenza: il vasto spazio è fruibile da chiunque. Persino nelle toilette, a partire dallo specchio, tutto è utilizzabile da tutti, in carrozzina e non, senza differenze fra chi è disabile e chi non lo è. Insieme al centro diurno qui trovano spazio le varie attività delle quasi cinquanta cooperative, associazioni, banche e fondazioni che hanno aderito al progetto. Con Rabitti mangiamo nel bar ristorante “Chiacchiere e cucina”, che propone piatti locali, all’interno della struttura ed è gestito da Elfo, una cooperativa sociale che si occupa di disoccupazione giovanile e di ragazzi ex tossicodipendenti. Al tavolo vicino a noi siedono i dirigenti di Max Mara, il marchio di alta moda che ha sede proprio a Reggio. Perché la Polveriera è anche un punto di ritrovo per l’intera cittadinanza e un luogo che attira turisti e visitatori, che abbiano o meno problemi di mobilità.

La mia visita continua sempre all’esterno delle mura, dietro alla stazione, nel quartiere di S. Croce, dove è sorta all’inizio del Novecento la prima area industriale della città. Qui c’è il Centro Internazionale Loris Malaguzzi, altro fiore all’occhiello di Reggio Emilia, 12mila metri quadrati ricavati ristrutturando gli edifici che per oltre mezzo secolo hanno ospitato la storica azienda casearia Locatelli e i suoi magazzini di parmigiano reggiano. Nel 1998 anche tutto questo spazio è stato acquisito dal Comune, che nel 2006 ha inaugurato la prima parte di quello che oggi è il centro Malaguzzi, un luogo “internazionale della cultura e della creatività dei bambini e delle bambine”. Pedagogo, maestro e giornalista, Loris Malaguzzi (Correggio 1920 - Reggio Emilia 1994) fu un importante studioso del mondo dell’infanzia: già nel 1963 favorì l’apertura delle prime scuole comunali dell’infanzia e, nel 1971, i primi asili nido (altro primato mondiale che Reggio Emilia vanta). Ed è dalla sua visione innovativa del concetto di educazione, portata a valorizzare le risorse presenti “nei cento linguaggi dei bambini”, che nasce il centro Malaguzzi e il suo Reggio Children. Qui si studiano la difesa e la promozione dei diritti e delle potenzialità dei più piccoli.

Gli studi trovano una prima area d’attuazione al piano terra, aperto al pubblico, nei vari atelier, come li chiamava Malaguzzi, luoghi in cui si fanno esperienze dirette utilizzando i sensi: il tatto, la vista, l’udito. Nell’atelier Raggio di Luce, per esempio, si studia la luce nelle sue diverse forme. Nell’atelier Paesaggi digitali si invitano i bambini a esplorare l’ambiente. Aperto dal lunedì al venerdì dalle 10 alle 17, il centro ospita anche mostre e convegni, sempre incentrati sul tema dell’educazione e valorizzazione dei più piccoli. Portare qui i bambini significa immergerli in un luogo divertente, stimolante e dinamico, oltre che di studio.

Mi sposto verso le mura antiche, nella parte est della città: in via Turri si trova il Binario 49, un caffè letterario equo e solidale, con un’area coworking e una libreria. È un luogo di ritrovo e di ristoro, nonché un punto di riferimento per tutto il quartiere e gli ospiti di passaggio. Anch’esso è accessibile e inclusivo, nella teoria come nella pratica.
Dopo aver esplorato la parte esterna alle mura storiche mi dirigo verso il centro e mi rendo conto che la battaglia contro le barriere causate dall’invalidità continua. In nome del “Diritto alla Bellezzatutto è progettato in modo bello e fruibile da chiunque. Le vie sono ricoperte da un’elegante pavimentazione realizzata con pietre di Luserna, un materiale introdotto in questa zona durante il Regno d’Italia. Reggio Emilia è una città accogliente, con le strade del centro tutte facilmente percorribili a piedi, e poche auto.

La volontà del Comune è stata quella di creare luoghi che favoriscano il piacere di muoversi a piedi, incoraggiando l’incontro e il dialogo tra le persone, anche come antidoto contro la solitudine.
Piazza Fontanesi, da poco restaurata, appena fuori delle antiche mura a sud della città, ne è un esempio. Ora è ricca di alberi, con un pavimento in pietra rifatto nel 2006: «Questa piazza era un disastro – mi raccontano i cittadini – arrivavi qui dalla zona pedonale e rischiavi di venire travolto dalle automobili». Ora grandi e frondosi tigli la ricoprono: il sabato mattina qui si svolge il mercato contadino, mentre sotto i portici trovano posto diverse botteghe di antiquariato o di generi di conforto. [...]  Fuori da questo piccolo negozio (Domestica) è esposto un cartello: «Non sono perfetto ma sono accogliente». Sotto al cartello c’è un pulsante rosso, fa parte di un progetto che vuole spingere le attività ad accogliere i disabili anche quando le strutture architettoniche antiche non lo permetterebbero.  È sufficiente premere quel pulsante perché dal negozio venga portata una pedana removibile, così la carrozzina del cliente disabile riesce ad entrare. Sono già 68 le attività che hanno aderito finora all’iniziativa.

Da piazza Fontanesi mi addentro tra le vie cercando la Biblioteca Panizzi, in via Luigi Carlo Farini al 3, altro luogo di riferimento e di ritrovo per la città. Si trova a pochi minuti da qui, in Palazzo S. Giorgio, edificio di origini settecentesche ex collegio dei Gesuiti. Soppresso l’Ordine nel 1773, il palazzo passò ai canonici regolari del S. Salvatore e poi fu utilizzato via via come scuola pubblica, archivio e infine biblioteca comunale. Nato a Brescello nel 1797, bibliotecario e patriota italiano, Antonio Panizzi fu considerato così illuminato che, lasciata Reggio perché sospettato di appartenere alla Carboneria e rifugiatosi a Londra, nella capitale britannica divenne l’autorevolissimo direttore della biblioteca del British Museum, carica che conservò a lungo. Anche la biblioteca reggiana a lui dedicata è ricca di spunti che la rendono moderna ed esemplare; non solo per i suoi 56mila volumi o per le interessanti mostre che periodicamente vengono allestite. Pedane per carrozzine sono presenti in ogni punto: l’attenzione a ogni genere di disabilità qui è altissima. E non solo verso le disabilità motorie: può per esempio capitare di vedere un bambino autistico aiutato nella lettura di libri in Caa, “Comunicazione Aumentata Alternativa”. Si tratta di uno spazio dedicato a volumi per bambini e ragazzi con difficoltà di comunicazione, perché portatori di disabilità o con disturbi del linguaggio o dell’attenzione. Sono libri scritti con un codice che favorisce un approccio intuitivo al messaggio che contengono. E sono presenti anche libri tattili, per non vedenti e ipovedenti, in Braille.

Oltre alle mostre e alla collezione di libri d’artista, nella biblioteca, sull’ampio soffitto a volta di una delle sale di lettura si trova una nuvola ricca di colori diversi: è Wall Drawing #1126 Whirls and Twirls (Disegno a muro numero 1126, vortici e mulinelli), dell’artista statunitense Sol Lewitt, che la dipinse nel 2004. Fu la prima opera realizzata nell’ambito del progetto Invito a... Luciano Fabro, Sol LeWitt, Eliseo Mattiacci, Robert Morris, ideato dall’artista Claudio Parmiggiani e promosso dall’Assessorato Cultura e dai Musei Civici del Comune, in collaborazione con la Regione Emilia-Romagna e con il sostegno di Max Mara. Secondo il progetto gli artisti contemporanei hanno realizzato opere permanenti in vari spazi storici della città, in modo da creare una commistione tra antico e moderno.

Luoghi senza barriereA qualche isolato dalla Biblioteca Panizzi ecco Palazzo Magnani, che rientra nei luoghi aderenti al progetto “Non sono perfetto ma sono accogliente” e ospita mostre temporanee e una pinacoteca. La scalinata d’accesso è piuttosto ripida, per questo è stata predisposta un’altra entrata. Dopo aver suonato il campanello, si viene accompagnati all’ascensore.

Andando da Palazzo Magnani al Palazzo dei Musei nelle grandi piazze confinanti Della Vittoria e Martiri del 7 luglio 1960 si passa da piazza Prampolini, il salotto della città. Detta anche piazza Grande, è il cuore del centro storico: qui si affacciano alcuni dei principali edifici cittadini: il Palazzo del Comune, la Torre del Bordello, la Cattedrale, il Battistero, il Palazzo delle Notarie e quello del Potestà con la Torre dell’Orologio. Quest’ultimo edificio separa piazza Prampolini da piazza del Monte e, in origine, era collegato al vicino palazzo tramite il Portico della Pescheria, demolito nel 1915. Sulla piazza, davanti al palazzo, si trova la Fontana del Crostolo, che simboleggia il torrente cittadino (il Crostolo). Piazza Prampolini è collegata a piazza S. Prospero da vicolo Broletto, un passaggio con soffitto ad arco ricavato nel 1488 dall’apertura del muro dell’orto dei Canonici. In questa piazza si trova anche la Farmacia Comunale Centrale, la più antica d’Italia.

Arrivo infine in piazza della Vittoria, che confina con piazza dei Martiri: lo sguardo si apre su uno spazio ampio, interrotto dallo zampillare di getti d’acqua nella fontana di fronte al teatro municipale Romolo Valli, che presenta un importante cartellone d’opera e concerti. Guardando il teatro sulla destra ecco il Palazzo dei Musei, in cui si ripete la stessa dinamica di Palazzo Magnani: la scalinata è provvista di un campanello e il disabile è accompagnato all’ascensore dedicato sul lato dello stabile. Le opere sono fornite tutte di didascalie per ipovedenti e ciechi e vengono organizzate regolari visite guidate per i disabili. [..] Nessuno è escluso.

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