Parco del Popolo
Informazioni
Viale Isonzo - 42121 Reggio nell'Emilia
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Come arrivare
Reggio nell'Emilia - centro storico
Cenni storici
Il Parco del Popolo (conosciuto anche come Giardini Pubblici) è situato nel centro storico cittadino, precisamente nell'area in cui un tempo sorgeva l'antica Cittadella gonzaghesca, sorta nel 1338/9 sull'area occupata dell'antico quartiere San Nazario.
La Cittadella
La Cittadella gonzaghesca conteneva, oltre all'antica chiesetta di San Nazario, il Palazzo del Signore, le caserme, i depositi, i servizi militari e la rocchetta, utilizzata come carcere.
La scelta della costruzione della Cittadella a ridosso della cinta muraria e della Porta San Nazario (poi denominata porta del Soccorso), orientata verso Mantova, forniva loro la sicurezza di ottenere rinforzi dall'esterno in caso di rivolte popolari. Lungo il perimetro della Cittadella, verso la città, furono costruite mura, fossi e torricelle. Il suo assetto rimase immutato nei secoli successivi durante i quali, il governo della città venne assunto definitivamente dalla famiglia Estense. Nel 1472 Nicolò Ariosto venne a Reggio come Capitano della Cittadella e due anni dopo, la città diede i natali al famoso poeta Ludovico Ariosto. A ricordo, nell'aiuola dove un tempo si ergeva la sua abitazione, ora si trova una stele commemorativa. Nel 1848, a seguito di una rivolta popolare contro il governo degli Estensi, iniziarono i lavori di demolizione delle mura e dei terrapieni della Cittadella. Degli edifici presenti al suo interno, solo la scuderia e una parte del Palazzo si salvarono. Il grande vuoto lasciato dalla demolizione della Cittadella, spinse il governo alla progettazione di un nuovo grande Teatro, Il Teatro Municipale Romolo Valli (1851/57), a seguito dell'incendio che nel 1851 distrusse il più antico Teatro Ariosto.
Con la restaurazione del ducato Estense, riemersero i contrasti tra la cittadinanza e il governo, per l'utilizzazione dell'area dell'ex cittadella: il Duca, appoggiato da alcuni nobili, si opponeva al suo integrale utilizzo pubblico. Solo nel 1861, con l'annessione al Regno d'Italia dell'ex Ducato Estense, finalmente la cittadinanza riuscì ad ottenere l'uso pubblico dell'area e si procedette alla costruzione di un ippodromo.
L'ippodromo
La prima riqualificazione dello spazio precedentemente occupato dalla Cittadella prevedeva la costruzione di una pista per gare ippiche, costituita da un percorso circolare delimitato da un viale per il passeggio. Le prime gare con i cavalli furono accolte con entusiasmo dai reggiani e richiamavano a Reggio migliaia di persone. Nel 1864 venne realizzato il primo stabilimento dei Bagni Pubblici e nel 1876 la Giunta approvò il progetto dell'ing. Giuseppe Balzaretto, di risistemazione dell'area con un impianto di tipo neoclassico, con 5 grandi aiuole ad arco ed un disegno stellare al centro. Nel 1929 l'ippodromo venne definitivamente dismesso (nei primi del '900 era stato adattato anche a pista per velocipedi) e il Parco venne riammodernato ed arricchito con aiuole, viali, sedili, piante e statue.
I monumenti
La fontana dell'Abate Ferrari Bonini
Fu la prima opera realizzata appositamente nel 1885, e inaugurata il 22 Novembre, in occasione della conclusione dei lavori di realizzazione dell'acquedotto cittadino. Tanto la fontana quanto l'acquedotto vennero eseguiti su commissione di Ulderico Levi, illustre uomo politico reggiano, protagonista di ripetute iniziative a favore della città. L'opera è costituita da un'ampia vasca circolare del diametro di 10 metri, con un isola centrale rocciosa da cui si innalza un piedistallo decorato da motivi vegetali, sormontato da tre putti che rappresentano allegoricamente la Fama, la Storia e la Riconoscenza. Sui lati del basamento sono presenti anche tre medaglioni: in uno si intravede un bassorilievo del volto dell'abate Ferrari Bonini, a cui è dedicata la fontana, mentre gli altri due, ormai scomparsi, erano targhe celebrative in metallo. Sopra al basamento è appoggiata una seconda vasca, più piccola, in cui è presente una serie di sculture rappresentanti animali marini e piante, da cui zampilla l'acqua.
Il Monumento ai Concordi
La tomba dei Concordi è un imponente monumento funerario edificato, quasi duemila anni fa, da un'importante famiglia romana che viveva nella zona di Brixellum (Brescello). Rinvenuto a Boretto nel 1929, durante alcuni lavori di bonifica, venne poi trasportato a Reggio Emilia per volere delle autorità fasciste. Grazie agli studi eseguiti allora dall'archeologo Salvatore Aurigemma, si sviluppò l'ipotesi che la località del ritrovamento, distante circa 2 km da Brescello, costituisse una delle due necropoli della città. La costruzione di questo imponente monumento funerario ci fa comprendere il desiderio di un'importante famiglia dell'età imperiale, i Concordi, di esibire ai concittadini il prestigio e il potere della carica ottenuta. La struttura dell'opera, di particolare effetto, viene detta “a recinto”, per la forma quadrata che la caratterizza. In Italia sono stati rinvenuti diversi esemplari di questa tipologia funeraria ad Imola, Verona ed, in particolare, ad Aquileia. Nella ricostruzione reggiana degli anni trenta, però, la parte posteriore e parte delle ali sono state omesse, proponendo un'incompleta forma aperta, quale appare ancora oggi. Al suo interno si trova il cippo funerario che contiene l'iscrizione e il ritratto dei defunti, mentre alle due estremità si trovano i due cippi contenenti la figura mitologica di Attis, sormontati da due vasi in pietra. Alla base della stele, sono raffigurate scene di caccia, diversi animali marini e la rappresentazione allegorica delle quattro stagioni.
Il Monumento ai Caduti
Nel periodo tra il primo e il secondo conflitto mondiale, in tutta Europa nasceva l'esigenza di commemorare i defunti per la patria, attraverso la costruzione di monumenti celebrativi. Anche a Reggio, nel 1922, venne bandito un concorso per la realizzazione di un monumento ai caduti della Prima Guerra Mondiale. Il vincitore risultò essere il parmense Alberto Buzzoni e il suo monumento fu inaugurato il 30 ottobre del 1927. L'opera ha una base in granito, che misura sedici metri, per un'altezza di quindici metri. Sui lati maggiori vi sono due grandi statue in bronzo, raffiguranti un Fante (rivolto verso piazza della Vittoria) e la Vittoria alata (rivolta verso i giardini). Nella parte superiore è ornata da bassorilievi in bronzo, raffiguranti le tre Parche, un soldato morente sorretto da una figura femminile, una scena di lavoro nei campi e altre figure di soldati.
Altre statue e fontane
Nel corso dei decenni, mentre l'area dell'ex Cittadella iniziava sempre di più a trasformarsi in giardino, il parco venne arricchito da sculture, steli, monumenti e fontane di epoche diverse, alcune realizzate appositamente per il parco altre provenienti da altre parti della città. Gran parte del patrimonio statuario presente nei Giardini fu collocato durante l'epoca fascista. Sempre durante il ventennio vennero collocate le statue allegoriche delle quattro stagioni provenienti dalla villa ducale di Rivalta e recentemente ricollocate in viale Umberto I. Negli anni '30 del Novecento i coniugi Parmeggiani donarono alla città diverse opere pubbliche perché venissero collocate nei giardini pubblici. Tra di esse spiccano due leoncini in terracotta posti su alti basamenti, collocati a fianco della fontana con l'elefantino (donata anche essa dai coniugi, ma purtroppo trafugata negli anni '80 e presente oggi solo in copia, grazie all'ausilio delle fotografie storiche). Nei Giardini si trovano inoltre diverse opere dedicate a personaggi illustri, nati o attivi nel territorio. Il Busto di Antonio Fontanesi, donato al Comune nell'aprile del 1937 da Anna e Luigi Parmeggiani fu realizzato dallo scultore Marino Mazzacurati e inizialmente era collocato nella loro Galleria. Qualche anno prima, nel 1934, i coniugi Parmeggiani donarono un'altra opera, il busto per pittore Antonio Allegri, detto il Correggio, realizzato in occasione del quarto centenario della sua morte. La Statua di Ludovico Ariosto e di M.M. Boiardo opera dello scultore Riccardo Secchi, furono realizzate nel 1916 per il Palazzo della Cassa di Risparmio di Reggio Emilia. Termina la serie dei personaggi illustri, il busto commemorativo dell'attrice Maria Melato, morta nel 1950.
Nei giardini si trova anche una copia della famosa Lupa Capitolina, opera del V secolo avanti Cristo conservata presso i Musei Capitolini di Roma. Simbolo di Roma e diventata, tra le due guerre, simbolo della romanità fascista, l'opera venne riprodotta proprio negli anni regime in più esemplari ed esposta in diverse città italiane. Inviata a Reggio intorno al 1935, a ridosso della grande mostra della romanità nel 1937, la Lupa venne sistemata presso i Giardini Pubblici.
Alberi storici
Gli alberi presenti nei giardini sono in buona parte quelli dell'impianto originario, quindi certamente ultracentenari. I platani sono, per la maggior parte, quelli che formavano l'anello circolare della pista per cavalli e, dalle dimensioni, si può intuire che alcuni, pochi in verità, sono stati sostituiti. Lo stesso discorso vale per le sofore del Giappone, collocate tra il Teatro Municipale e l'Ariosto; alcune foto dei primi anni del Novecento testimoniano la loro presenza, già con la caratteristica potatura a candelabro. Erano sicuramente presenti alla fine dell'Ottocento anche la maestosa Farnia che vegeta nei pressi dell'Hotel Mercure e il Frassino Americano, all'inizio di viale Allegri. L'emblema botanico dei giardini però è il grande Cedro del Libano situato quasi al centro dell'impianto stellare.