Palazzo Sartoretti

Sul lato meridionale della piazza del paese, ospita un grande parco e la Biblioteca Comunale.

COntatti

0522 213700 - Comune
0522 213713 - Biblioteca Comunale

informazioni

Aperto tutto l'anno

La storia ed il Parco

Appartenuto per oltre due secoli alla famiglia Sartoretti, storicamente legata agli Asburgo, il palazzo era corredato, sul retro, da uno spazio verde che, dopo il passaggio al Comune di Reggiolo del complesso, è oggi un tranquillo luogo di incontro per la cittadinanza, oltre che sede di attività culturali ed eventi pubblici. Grandi alberature e vecchi alberi da frutto raccontano le sue funzioni del passato, mentre macchie di verde più recente, spazi attrezzati e una variegata collezione di piccoli animali domestici ne caratterizzano l’odierna destinazione.

Il lungo fronte del palazzo, affacciato sulla piazza principale di Reggiolo, nasconde alla vista il parco che si sviluppa alle sue spalle e al quale si accede per un voltone aperto nella tozza torre preesistente, divenuta il corpo centrale dell’edificio durante la sistemazione settecentesca. Le due ali irregolari del palazzo che si protendono verso l’area verde racchiudono la porzione storica del giardino ornamentale, con quattro aiuole di dimensioni contenute nelle quali spiccano tre grandi tigli, insieme ad esemplari ormai secolari di magnolia, tasso e platano, a una macchia di calicanto e ad altri arbusti ornamentali. Poco oltre un paio di aiuole più ampie, di forma irregolare, accolgono ippocastani, bagolari, tassi e altre grandi alberature, tra le quali spiccano un paio di farnie e un bel frassino meridionale, cresciuto sulle sponde del canale che in passato scorreva all’interno dell’area.

Più a sud il parco, che supera di poco l’ettaro di superficie, si allarga e prevale l’aspetto di giardino attrezzato. Nella fascia centrale sono dislocate un’area recintata con caprette e anatre di varie specie e una zona con giochi per bambini. Verso ovest è stata allestita una zona per gli spettacoli, con un piccolo palco e un chiosco, che confina con gli spazi un tempo occupati dalle scuderie del palazzo. Il settore più orientale ha mantenuto l’aspetto del frutteto, con vecchi mirabolani, meli e peri affiancati da noci, sambuchi, noccioli e altre specie. Un piccolo spazio è destinato a orto e un altro è gestito dalle guardie ecologiche come vivaio (vengono in particolare recuperate le giovani piante cresciute dove la concentrazione di esemplari pregiudicherebbe il loro sviluppo). Nei pressi dell’area giochi e in alcuni spazi adiacenti si riconoscono ancora tracce della precedente attività vivaistica: un breve filare di farnie molto ravvicinate, piccoli gruppi di magnolie e pini dell’Himalaya (tra questi anche un esemplare dal portamento molto singolare, con tre branche assurgenti al posto di un’unica cima).
In alcuni angoli di verde recintati trovano rifugio i molti coniglietti di differenti razze che, insieme a gruppi di galline, durante il giorno gironzolano tranquilli per il parco, mentre le siepi miste perimetrali, formate da arbusti di sanguinello, prugnolo, biancospino e altre specie, sono ricche di frutti appetiti da merli, pettirossi e altri uccelli.

Palazzo Sartoretti è un edificio di origine cinquecentesca che nel 1765 venne risistemato dalla famiglia omonima, che vi ha risieduto per oltre due secoli. Originari della Svizzera come gli Asburgo, dei quali erano i maggiordomi di palazzo, i Sartoretti li seguirono in Austria e nel tempo si aggiudicarono l’incarico di tesorieri della Cassa Reale dell’Impero; per molti anni si occuparono della riscossione dei dazi del piccolo Ducato di Guastalla, fondato nel 1621 dall’imperatore Ferdinando II d’Asburgo e nel ’700 unito al Ducato di Parma e Piacenza. Dopo la sistemazione del palazzo, tra la fine del ’700 e l’inizio del secolo successivo i Sartoretti ne arricchirono ulteriormente gli interni con decorazioni in stile neoclassico. La corte interna sul retro dell’edificio ospitava inizialmente un piccolo giardino all’italiana, che nell’Ottocento venne rimodellato creando aiuole ondulate con alberature sulla base del nuovo gusto romantico tipico del giardino all’inglese. Lo sviluppo dell’area verde era condizionato dalla presenza della Tagliata, un importante canale tra il Reggiano e il Mantovano, risalente al ’200, che attraversava l’abitato di Reggiolo ed è rimasto scoperto sino alla metà del secolo scorso. Un ponte permetteva di superare il corso d’acqua per raggiungere le case del vicino Borgo Molino; oltre l’antico canale, i terreni di pertinenza del palazzo erano in prevalenza adibiti a frutteto, orto e, in tempi più recenti, piccolo vivaio.

Dopo la morte nel 1979 di donna Amelia, ultima discendente della famiglia, il palazzo e i terreni annessi, per sua espressa volontà e con vincolo di destinazione a finalità sociali, sono entrati nella disponibilità del Comune di Reggiolo e dell’AUSL. Una parte del palazzo è stato ristrutturato per ospitare gli uffici comunali, mentre le sale ricche di decorazioni del primo piano, il piano nobile, sono state destinate alla Biblioteca Civica “Giorgio Ambrosoli”, inaugurata nel 2003. L’area verde è stata attrezzata con panchine, giochi per bambini e altre strutture, sono state introdotte alberature ai lati della nuova viabilità e siepi miste di latifoglie lungo i confini e sono stati eseguiti accurati interventi di manutenzione sugli esemplari arborei di maggiore pregio (segnalati da un pannello informativo che favorisce il riconoscimento delle diverse specie presenti).

Dopo un lungo restauro, necessario dopo il terremoto del 2012 che ne aveva compromesso la stabilità generale, il Palazzo è stato riconsegnato alla cittadinanza il 7 luglio 2021, giorno del patrono reggiolese San Venerio.