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San Prospero Patrono di Reggio Emilia

24 novembre. Solenni cerimonie religiose dedicate al Vescovo Prospero, Santo Patrono di Reggio Emilia. In piazza San Prospero e nelle vie del centro storico.

Il Santo Patrono secondo la tradizione visse nel V secolo e fu vescovo di Reggio Emilia tra il 480 ed il 505 circa. Secondo l'usanza di allora il Vescovo veniva eletto dal clero e dal popolo riuniti in assemblea - famoso è l'esempio di S. Ambrogio - scegliendolo tra i preti o laici più stimati per fede, dottrina e pietà.

Così avvenne anche per San Prospero che certamente reggiano era e meritò non solo l'onore di Vescovo ma anche il culto come Santo per il suo impegno della diffusione e difesa della fede e protettore della città. Per capire il ruolo di San Prospero nella vita e nella storia della città e della diocesi, bisogna rivedere le vicende di quei tempi difficilissimi. Nel 476 Odoacre, capo degli Eruli, prima mercenario, poi invasore dell'impero Romano d'Occidente, aveva sconfitto e ucciso il generale romano Oreste a Pavia e deposto l'ultimo imperatore Romolo Augustolo.

Poi per parecchi decenni Odoacre regnò sull'Italia col titolo di Patrizio romano, appropriandosi di un terzo delle terre per assegnarle ai suoi soldati e alle loro famiglie. Si ebbe quindi in Italia un periodo di relativa calma, se si eccettuano i facili soprusi e le violenze che si verificarono mentre i proprietari grossi e piccoli venivano spogliati delle loro terre e case, spesso costretti alla fuga o uccisi se si opponevano alla confisca... Ma ecco che i patti e le alleanze di Odoacre con i Vandali d'Africa, i Visigoti di Spagna, i Franchi e i Burgundi di Francia, ingelosirono Zenone, imperatore d'Oriente, il quale anche per liberarsi di Teodorico e dei suoi Ostrogoti, li spinse ad invadere l'Italia. Quasi quattro anni durò la guerra tra Eruli ed Ostrogoti, Odoacre fu sconfitto nel 489 sull'Isonzo poi a Verona poi sull'Adda e costretto a rifugiarsi a Ravenna.

Qui resistette tre anni all'assedio, poi nel 493 si arrese e fu ucciso a tradimento. quattro anni di guerra, di scorrerie e di saccheggi dell'esercito per mantenersi! Quattro anni di anarchia e di violenze in tutta la nostra regione, mentre i cittadini più ricchi e colti, i magistrati romani fuggivano a sud.

La gente abbandonava la pianura e si rifugiava sui monti e nei boschi. In questa situazione furono i Vescovi che dovettero assumere gli oneri dei magistrati, spesso anche come giudici ed amministratori delle città. In mancanza di altri e per il primato religioso e morale, di cui erano investiti, i Vescovi dovettero esercitare sia le funzioni religiose che pubbliche, veri difensori della città. In questi gravosi compiti San Prospero dovette distinguersi più che i sette Vescovi suoi predecessori, non solo per le sue virtù e dottrina, ma sopratutto per la diffusione del Vangelo, la protezione dei deboli e l'assistenza agli sbandati. Per questo i reggiani ne riconobbero la Santità e ne invocarono, anche dopo la morte, la protezione celeste sulla città. Sono scarsi i riferimenti che ci consentono di conoscere in modo approfondito la vita del patrono di Reggio Emilia. Alcune fonti storiche sostengono che fosse reggiano di nascita, eletto dal clero e dal popolo e che resse la diocesi per 22 anni; altre sostengono invece che Prospero, chiamato anche Tiro Prospero, nacque in Aquitania nel 390 circa dove ricevette un'ottima educazione letterario-filosofica.

La maggior parte della sua vita la trascorse a Marsiglia come monaco. Il papa Leone decise di eleggerlo vescovo a Reggio Emilia nel 440 circa. San Prospero visse tra il 410 e il 500 circa, ma di quel tempo pressochè tutto è andato distrutto. Colpa della disastrosa invasione degli Ungari - Magiari. Nell'anno 899, dopo aver invaso e saccheggiato Veneto e Romagna, vennero in Emilia ove distrussero il Monastero di Nonantola e a Reggio quelli di S. Tommaso e S. Prospero, arrivando persino ad uccidere il Vescovo Azzo II.

Pertanto i primi documenti che ci informano sul culto di S. Prospero e della festa in suo onore sono un contratto d'affitto dell'anno 822 (otto anni dopo la morte di Carlo Magno) e due testi liturgici "De vita" e "De traslatione" molto posteriori, ma forse risalenti al tempo del Vescovo Tomaso (701/704), che fece trasferire le spoglie del Santo dalla chiesa di S. Apollinare (ora S. Agostino) a quella eretta in suo onore insieme al monastero, che fu poi bruciato dagli Ungari.

Dopo la translazione ed in seguito a vari prodigi, il suo culto si diffuse largamente in Emilia, Lombardia, Liguria, Toscana ed Umbria, ma dopo il Concilio di Trento che impose l'adozione del Calendario e breviario Romani, esso si è progressivamente ristretto alle diocesi di Reggio, Modena e Parma. Per evitare che in altre calamità le reliquie del Santo venissero disperse o trafugate, il Vescovo Teuzone (979 - 1030) fece costruire una Basilica in suo onore entro la cinta del castello e vi trasferì la venerata spoglia nell'anno 997; sono quindi oltre mille anni che il nostro Patrono è rientrato in città. Essendo vetusta e cadente la Basilica di Teuzone, nello stesso luogo la Città volle nel 1514 onorarlo con un tempio ancora più grande e magnifico: l'attuale. Nel 1601 poi, per troncare ogni contestazione, il Vescovo Claudio Rangone fece fare una ricognizione alle reliquie e fu constatato che esse sono veramente custodite nella Basilica dei "leoni".

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